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  • Ultima modifica dell'articolo:30 Settembre 2024

Dietro lo scorcio Instagrammabile del campanile di Curon Venosta si cela, in realtà, la triste storia di un paese sacrificato per il progresso.

Oggi vi racconto la storia di un piccolo angolo di paradiso, che quest’anno ha sostituito la nostra tradizionale meta estiva in Val di Fassa.

I problemi di salute di Coda ci hanno fatto rimandare la decisione se trascorrere qualche giorno di vacanza oppure no.

Trovandoci quindi all’ultimo, con i nostri posti del cuore tutti “sold out”, ci siamo visti costretti a cambiare. Ma il cambiamento ci ha fatto approfondire una realtà conosciuta forse troppo superficialmente.

Giugliver a Curon Venosta
Ciao, sono Giulia Bean e questo è il mio blog in cui scrivo di on the road negli Stati Uniti, in Islanda e nel Triveneto, ma anche di borghi fantasma, mete Far West e viaggi pet friendly!
Durante gli on the road organizzati con il mio socio occulto ho imparato sempre qualcosa di nuovo.
Per esempio che dietro a quello che oggi la maggior parte delle persone ritiene uno scorcio Instagrammabile, si cela una storia davvero triste, di un paese spazzato via, sacrificato per il progresso, ma che è riuscito, come una fenice, a risorgere dalle sue ceneri.
Scoprite chi sono e seguite le mie avventure anche su Instagram e Facebook!

Una foto Instragrammabile che cela lacrime e dolore

Curon Venosta

Il paese che abbiamo scelto per trascorrere la nostra settimana è Curon Venosta in provincia di Bolzano, a confine con Austria e Svizzera. Siamo in Trentino Alto Adige, in Val Venosta, terra famosa per le mele, a 1.498m d’altezza.

Magari non sapete dove si trova esattamente, ma sono stra sicura che almeno di sfuggita, abbiate visto una foto o un reel su Instagram di Curon: è quel paesino con il campanile immerso nell’acqua del lago!

Non potevamo immaginare che dietro a questa curiosa immagine ci potesse essere una storia di dolore, di sacrifici, di lotta per la propria terra, di sconfitta e di rinascita.

Cos’è successo al Lago di Resia: la storia di Curon, Val Venosta

Curon in Val Venosta

La storia di Curon Venosta e del Lago di Resia è una vicenda tragica e affascinante allo stesso tempo.

Inizia tutto negli anni ’30, quando il consorzio Montecatini (che divenne poi la più conosciuta Montedison) ottiene l’autorizzazione per costruire una diga e realizzare un bacino idroelettrico per la produzione di energia per le città di Merano e Bolzano che, al tempo, si stavano industrializzando sempre di più.

Prima dell’inizio dei lavori, nell’area del Passo Resia, esistevano tre laghi naturali: il Lago di Resia, il Lago di Curon (detto anche Lago di Mezzo) e il Lago di San Valentino alla Muta.

Il progetto, inizialmente prevede l’innalzamento del livello dell’acqua di pochi metri e l’unificazione dei laghi di Resia e di Curon. Per questo motivo, nonostante il dispiacere di vedere parzialmente sommersa la vallata, non si sono creati grossi allarmismi nei paese limitrofi.

Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, sospende la realizzazione della diga, per poi riprendere nel 1947, culminando con l’inondazione della valle nel 1950.

Il Consorzio Montecatini ottiene infatti il permesso di innalzare il livello dell’acqua a 22 metri, causando l’inevitabile sommersione dell’antico paese di Curon e costringendo circa 150 famiglie ad abbandonare le proprie case, ricevendo risarcimenti irrisori.

Ma perché nessuno protestò?

Gli abitanti furono informati dell’esproprio solo poco tempo prima dell’inizio dei lavori, con l’affissione di un comunicato in italiano nella bacheca del paese. La maggior parte della popolazione era analfabeta e parlava il tedesco.

Le proteste iniziano quando ormai era troppo tardi. Il progetto si realizza nonostante l’opposizione della popolazione e il tentativo del parroco Alfred Rieper, di far intervenire Papa Pio XII per fermare quello scempio.

Conseguenze per la valle e per Curon Venosta

la storia di Curon

La diga causa l’unificazione dei primi due laghi, sommergendo per sempre parte del comune di Resia (Resia Vecchia) e l’abitato di Curon Venosta, che, ancora oggi, si trova a 22 metri di profondità.

Prima di sommergere tutto, Curon di Venosta Vecchia viene fatta esplodere con delle cariche. L’unico elemento rimasto illeso, e ancora oggi visibile, è il campanile della chiesa romanica di Santa Caterina d’Alessandria, risalente al 1357.

Questa maestosa struttura, simbolo di identità per la comunità locale, diventa un’icona e un’attrazione turistica.

Su insistenza del parroco, i defunti del cimitero vengono trasferiti nel nuovo cimitero ai piedi della chiesetta di S.Anna. Poco dopo viene realizzata una gettata di cemento e l’inondazione del paese.

Ma perché Curon è stata sommersa? È un danno collaterale, conseguenze della modernizzazione e dello sviluppo e, come spesso accade, a scapito delle comunità locali.

Ma quindi adesso cosa c’è sotto al lago di Resia?

Oggi il Lago di Resia, lungo 6,6 km e largo 1 km, offre opportunità per sport acquatici e attività all’aperto. Il nuovo paese di Curon Venosta rinasce sulla sponda del lago, sostituendo pian piano le baracche che il consorzio Montecatini aveva fatto costruire per quelle povere famiglie che non avevano avuto le risorse per trasferirsi altrove.

Curon Nuova
Curon Nuova

Periodicamente il lago si svuota per la pulizia dei fondali e le manutenzioni. Operazioni ridotte di frequenza perché, a causa del forte vento che caratterizza la valle, la sabbia del terreno riemerso, creava disagi alla popolazione.

L’ultima volta che il bacino è stato drasticamente svuotato è stato ad aprile 2024 per agevolare i lavori di trasferimento di un tratto della strada nella parte orientale del lago.

In queste occasioni è possibile vedere quel poco che resta dell’originario paese di Curon, che tra cariche di dinamite e l’erosione delle acque è quasi del tutto impossibile da riconoscere.

Il campanile sommerso continua a incuriosire e affascinare visitatori da tutto il mondo, diventando anche location della serie Netflix “Curon”.

Curon: per non dimenticare

Foto e ricostruzioni

Foto e riscostruzioni di Curon

Nel parcheggio antistante il campanile si trova un piccolo punto informazioni, aperto solo al mattino. Disponibile tutto l’anno invece una patio che ospita un plastico che ricostruisce la vallata prima della costruzione della diga. Poco distante, una raccolta di foto storiche corredate da didascalie, testimoniano i drammatici avvenimenti di quegli anni.

Libro a tema

Resto qui - Curon - Marco Balzano

Se vi va di approfondire la storia di Curon e del lago di Resia, vi consiglio di leggere il libro di Marco Balzano “Resto Qui”: è una storia di fantasia, ma ambientata proprio a Curon durante la Seconda Guerra Mondiale, nel periodo della costruzione della diga.

Lo scrittore ha trascorso anni nei luoghi della tragedia, parlando con le persone del posto, con i testimoni che hanno vissuto sulla propria pelle l’esperienza della cancellazione del paese.

Documentario

Curon Vecchia
Curon Vecchia

Durante la nostra permanenza a Curon, abbiamo visto un interessante documentario proprio sulla tragedia della Val Venosta: “Il Paese Sommerso”, disponibile a noleggio su Prime Video.

È toccante ascoltare le testimonianze di anziani locali, allora giovani o bambini, i loro ricordi; la storia di una vallata, attività agricole e allevamenti, paesaggi verdi e rigogliosi spazzati via per un bene superiore.

Riflessioni finali

Campanile di Curon

Ci si ferma troppo poco a riflettere su quello che vediamo e del perché sia così. Ci basta scattare una foto ricordo per poi passare oltre, verso un’altro obiettivo da collezionare.

Approfondire la storia di Curon, mi ha fatto apprezzare ulteriormente il luogo che ho visitato, allontanarmi ancora di più dalla concezione di viaggio superficiale che purtroppo è l’approccio che accomuna il turista medio.

Quel campanile, che ai più può sembrare una singolare attrazione turistica, è invece un simbolo di resilienza.

Quello che ho visto è un paese letteralmente risorto dalle sue ceneri. Una valle che ha saputo sfruttare il torto subìto per creare nuova ricchezza. Nel prossimo articolo vi racconterò quello che oggi si può fare a Curon.

Ma nonostante tutto, è stato proprio necessario sommergere Curon? Non si sarebbe potuto evitare? Ne è valsa la pena stravolgere la vita di 150 famiglie? E si è trattato per davvero di un sacrificio di pochi per il bene di tutti, oppure questo beneficio non è stato poi così elevato?

A queste domande non ho ancora saputo dare risposta.

Voi, cari lettori, cosa ne pensate?

Conoscete altre realtà accumunate dallo stessa sorte? Scrivetemelo qui nei commenti (a beneficio di tutti) o privatamente via mail, sarò lieta di leggervi.

Tornate a trovarmi nel blog ogni volta avete bisogno di ispirazione e cercatemi su Facebook o Instagram per quattro chiacchiere in real time!

Ciao 4 now!

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