La sveglia suona presto per tornare dal nostro amico Kirkjufell, che però non ci regala un’alba da sogno bensì l’ennesimo cielo fitto di nuvoloni, ma almeno non piove. Ci consoliamo con la colazione in hotel prima di partire per il giro della penisola in cui ci troviamo: Snaefellsnes. Prende il nome dal ghiacciaio che la domina, visibile anche da Reykjavik. Noi in realtà non siamo riusciti a vederlo a causa delle nuvole basse che c’erano quel giorno, pur avendoci girato intorno dalla mattina alla sera!

Con tutti i nomi che ci aspettano in questa giornata è il momento di fare una piccola lezione di islandese che vi sarà utile per distinguere i vari luoghi. I nomi sono infatti composti e le desinenze delle parole ci aiutano a capirne i riferimenti. Le principali in cui vi imbatterete sono:

fell / fjall = montagna

fjordur = fiordo

foss = cascata

gjà = fenditura nella roccia

hraun = campo di lava

hofn = porto

jokull = ghiacciaio

kirkja = chiesa

nes = penisola

sundlaug = piscina riscaldata

vatn = lago

vik = baia

Ad esempio Kirkjufellsfoss significa qualcosa del tipo “cascata della montagna della chiesa”.

Questa zona è estremamente ricca di bellezze naturali, iniziamo a percorrerla in senso antiorario da Grundarfjordur; sono circa 200 km con molte soste panoramiche.

La prima fermata è per ammirare la chiesa di Ingjaldsholl, che sorge in cima ad una collinetta in un bellissimo contesto naturalistico: a seconda della stagione i prati che la circondano possono essere pieni di fiori colorati.

Poco dopo arriviamo nell’estremità nord-occidentale della penisola e qui il livello estetico si alza notevolmente. Scendiamo a piedi il sentiero che ci porta alla spiaggia dorata di Skardsvik, dove la sabbia ha una tonalità di colore stupenda, che contrasta magnificamente con le rocce, il mare e i ciuffi d’erba verdissimi che attraversiamo per raggiungerla. Siamo soli, noi e il rumore del vento e delle onde. Questo contesto ci ridà morale perché, manco a dirlo, il cielo è sempre minaccioso e la pioggia ci perseguita.

Tornati alla macchina, proseguiamo per un tratto sullo sterrato che porta al faro di Svortuloft; il terreno però è troppo accidentato per la nostra auto, così dobbiamo proseguire a piedi. Anche qui siamo soli ad ammirare dall’alto le onde che si infrangono sugli scogli; il tempo sembra essersi fermato e se non fosse per quel faro arancione, unico segno di umanità in questo remoto angolo d’Islanda, avremmo potuto dire di essere in un’altra era.

Rientrati sulla strada asfaltata siamo circondati dai campi di lava e da alcuni piccoli crateri vulcanici come il Saxholl, del quale raggiungiamo la sommità con un facile sentiero.

Ci dirigiamo quindi verso sud e arriviamo al punto forse più bello dell’intera penisola: Djupalonssandur. Si tratta di un’immensa spiaggia nera circondata da formazioni rocciose enormi e dalle forme curiose, che si spingono fino al mare. Qui una fitta rete di sentieri permette di passare agevolmente dalla cima di queste rocce alla spiaggia, dove troverete dei bellissimi sassolini neri e non saprete resistere alla tentazione di portarne qualcuno a casa con voi!

Djupalonssandur – spiaggia nera

 

Sparsi qua e là troverete anche i resti arrugginiti di un’imbarcazione.

Questo è sicuramente uno dei posti dove passare piacevolmente alcune ore, esplorando la zona e approfittando dei sentieri per apprezzarne le diverse prospettive.

Poco più avanti (ma dovrete spostarvi in auto) si trovano il faro di Malariff e il famoso punto panoramico di Londrangar; in entrambi i luoghi l’incontro tra le rocce vulcaniche e il mare ha creato dei paesaggi incantevoli che non smettevamo di ammirare, quasi increduli al cospetto di tali bellezze!

E’ mezzogiorno e ci fermiamo ad Hellnar, al Primus Caffi, per un pranzo veloce. Da lì possiamo camminare fino alla vicina chiesa del paese prima di scendere verso il mare. Questo piccolo villaggio (in realtà è talmente piccolo che anche chiamarlo villaggio non sarebbe appropriato!) offre la possibilità di raggiungere con una camminata di circa 3 km la vicina Arnarstapi, attraversando campi di lava e viste panoramiche sull’oceano. Iniziamo il percorso ma poco dopo inizia a piovere; preferiamo quindi tornare indietro ed andare ad Arnarstapi in auto.

Questo nome probabilmente non vi dirà nulla, ma da qui si può ammirare il maestoso Gatklettur, arco di roccia sul mare, e passeggiare lungo diversi sentieri che permettono di apprezzare le tante meraviglie della zona scogliera.

foto illustrativa
Gatklettur l’arco di roccia

 

Proseguendo, la strada scende a livello del mare e ci si trova a guidare con le montagne da una parte e l’oceano dall’altra fino alla chiesa nera di Budir, che anticipa un altro luogo famoso: la spiaggia di Ytri Tunga dove si possono vedere le colonie di foche.

Qui non ci siamo fermati, abbiamo preferito passare le ultime ore del pomeriggio a Stykkisholmur, un paese nel nord della penisola che sembra una metropoli in confronto agli altri che abbiamo attraversato durante la giornata. All’ingresso del paese ci siamo fermati alla Bakery che si trova vicino al campo sportivo per fare una merenda molto abbondante! Ci sono tantissime cose buone da assaggiare e volevamo provarne il più possibile; purtroppo siamo arrivati a ridosso dell’orario di chiusura e quindi abbiamo dovuto fare tutto di fretta.

Da queste parti si dice che sono due le cose che non si possono contare: le stelle nel cielo e gli isolotti di roccia al largo di Stykkisholmur! Sicuramente hanno ragione: un promontorio roccioso protegge una piccola baia, creando un porto naturale dove riparano le navi dei pescatori; dalla cima di questo promontorio la vista spazia sui numerosissimi isolotti e sul mare infinito… Il sentiero che porta al faro permette inoltre di vedere il paese dall’alto con i suoi edifici: qui infatti c’è anche un ospedale! Si nota poi la chiesa locale dalla originale architettura, una delle poche a differenziarsi dallo stile tradizionale, come accade nella capitale Reykjavik e nella capitale del nord, Akureyri.

foto panoramica
Akureyri

 

Tornando a “I sogni segreti di Walter Mitty”, proprio da qui parte l’elicottero che porta Ben Stiller in mare aperto…

Stranamente ricomincia a piovere; visitiamo quindi un piccolo negozio di souvenir prima di risalire in macchina e fare ritorno a Grundarfjordur.

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